radio_pentagramma1.png Radio Pentagramma

Interviste

Se il collegamento non funziona, contatta il webmaster per informarlo.

RADIO PENTAGRAMMA

Intervista a Mauro Cicu

- Quando hai iniziato a fare musica?

- L' artista che c’è in me è nato tanto tempo fa all’ età di 8 anni quando mio padre mi regalò per natale una piccola chitarra, per me fu un regalo magnifico e da lì piano piano si formò Mauro Cicu.

- Come mai hai deciso di suonare, cosa ti ha spinto?

- La mia è un'arte pura tramandata da mio nonno che era un musicista di professione.Io non ho deciso per me ma è stato il mio cuore che ha deciso e quello che avevo dentro pian piano è venuto fuori. E' stato facile scrivere e suonare musica, per me è pane…

- A cosa si ispirano le vostre canzoni?

- Le mie canzoni parlano della mia vita quotidiana, di quello che mi succede e mi gira intorno; parlo dell’ amore ma non solo tra uomo e donna ma amore a volte anche in metafora perché per me l amore in generale è la cosa più bella al mondo.

- Ci sono difficoltà oggi per i cantati e band emergenti ad affermarsi nel panorama locale, nazionale e o internazionale?

- Certo farsi conoscere è difficile anche perché oggi non investe nessuno su sconosciuti, quindi a volte è necessario investire su noi stessi e provare a farsi conoscere sulle radio e poi c’è internet, che forse oggi è l arma più grande che c’è per imporsi in questo mondo.

- Tu hai avuto difficoltà?

- Come tutti ho avuto difficoltà. Vengo da anni di gavetta non indifferente lavorando per anni sui palchi a fianco a dei professionisti facendo apri piste ai concerti, lasciando a tantissimi artisti cd con brani miei cercando di farmi conoscere fino a circa due anni fa quando finalmente sono riuscito a farmi visionare dalla casa discografica ghiro Recods di David Marchetti che anni fa scrisse la canzone vincitrice del festival 2002 cantata da Anna Tatangelo: oggi mi stanno producendo e sono al secondo video che sta andando alla grandissima su youtube e ora gira in rotazione su tantissime radio e si sta valutando delle cose importanti con delle tv.

- Secondo te perchè c'è questa difficoltà in questo settore? La musica è importante, ci accompagna nella vita, eppure....?

- Purtroppo la crisi che c'è nella nostra Italia prende tutti i settori e anche quella della produzione e quindi forse si e un po’ più pensierosi prima di uscire con qualcosa allo sbaraglio...

- La burocrazia c'entra qualcosa?

- Sicuramente non si fa niente o comunque poco per aiutare questa classe e non si fa niente per rendere un pò le cose più semplici…

- A chi si rivolge la tua musica?

- La mia musica, io penso che rappresenti quelle persone che amano la vita e capiscono che nella vita si cade, e bisogna avere la forza di rialzarsi perché nei miei brani vivo la speranza nelle cose migliori e soprattutto, che qualunque cosa può cambiare, e vivo giorno per giorno l amore, vivo giorno per giorno la passione e giorno per giorno la quotidianità della vita…

- Un ricordo bizzarro che vuoi raccontarci,  una situazione che hai vissuto durante la tua carriera che ti è rimasta particolarmente impressa?

- Tantissimi ricordi belli...un ricordo bizzarro? I miei amici che ridono tutte le volte che si sale in aereo perchè ho una paura tremenda e loro mi fanno gli scherzi…dico solo “non vedo l’ora che si atterri” ahahaha!

- Hai progetti, tourné o dischi futuri?

- Adesso e appena uscito il mio secondo singolo e come gia detto su youtube in 3 settimane ha raggiunto circa 34 mila visioni una cosa veramente grandiosa e allo stesso tempo importantissima. Ora i progetti sono tantissimi e variabili: dalla promozione sulle radio alle interviste sulle tv private e no ed infine alla preparazione della tornee con circa 10 tappe tra l' Italia e l' estero e la conclusione del nuovo disco. Vivo un grande sogno...

- Parlaci del singolo e del futuro album, come è nato e cosa vuole trasmettere?

- In questo momento è uscito il singolo che darà il nome al nuovo progetto dal titolo” le cose che sento” questo brano parla dell’ amore di un padre verso un figlio legate dalle problematiche che purtroppo esistono tra i genitori separati: di solito i figli sono quelli che soffrono di più assieme ai papà che per esigenze di questa società vedono il loro tempo con i propri figli ridotti a ore, è un testo autobiografico e lotto ogni giorno perché chi merita dovrebbe avere i figli, sempre.

- Che cosa suggeriresti a dei ragazzi che vogliono fare musica? Io voglio dire ai ragazzi che si affacciano da poco in questi ambienti: fatelo con passione e soprattutto divertitevi e non arrendetevi mai difronte ai mille ostacoli, solo chi supera questi ostacoli arriva al traguardo.Chi la dura la vince! Ahahah!

- Vuoi dire qualcosa ai tuoi fan?

- Grazie per il sostegno che tutti i giorni mi manifestate senza voi io non sarei nessuno. Grazie a tutte le persone che mi stanno vicino e cercano sempre il positivo sulle cose. vi mando un grosso abbraccio uno per uno…

- Grazie per esser stato con noi, buon lavoro e in bocca al lupo per tutto.

- Ciaoooooooo!

© Intervista per Radio Pentagramma - febbraio 2013


intervista cicu.pdf (69.32 ko) Scaricato 26 volte
 

RADIO PENTAGRAMMA

Intervista a Paolo Antonelli, autore e cantante di Pablo e il mare.

- Pablo e il mare è un quartetto torinese artefice di canzoni pop d'autore, che a 10 anni dallasua nascita ha pubblicato Miramòr (Blumusica/IMD), secondo disco acclamato dalla critica. Quando hai iniziato a fare musica?

- In età adolescente, quando fondare una band è una delle possibilità che hai per dare forma a una tua esigenza creativa.

- E come mai hai deciso di suonare, cosa ti ha spinto?

- L'ascolto di artisti famosi, accompagnata da un'indole indubbiamente creativa e... umanistica.

- A cosa si ispirano le vostre canzoni?

- Alcune delle canzoni di Pablo e il mare sono "emozionali", descrittive di momenti o luoghi.

- Altre toccano la sfera sentimentale ed altre ancora sono riflessioni sul mondo, su come vanno le cose.

- Ci sono difficoltà oggi per le band emergenti ad affermarsi nel panorama locale, nazionale e o internazionale?

- Beh, senza dubbio le difficoltà ci sono. Ci sono per chi ha raggiunto un vasto pubblico in anni non sospetti, prima della fine del mercato discografico tradizionale, figuriamoci per chi quel vasto pubblico non l'ha mai raggiunto.

- Secondo voi perchè c'è questa difficoltà in questo settore? La musica è importante, ci accompagna nella vita eppure...?

- C'è un'offerta di musica superiore alla domanda, quindi non può essere altrimenti.

- La burocrazia c'entra qualcosa?

- Beh, senza dubbio organizzare un concerto in Italia non è cosa semplice. Un locale ha costi amministrativi non indifferenti legati all'evento, per non parlare dei corsari che decidono di questi tempi di organizzare un festival, che spesso si imbattono in lungaggini per ottenere permessi.

- A chi si rivolge la vostra musica?

- Pablo e il mare fabbrica canzoni per tutti. Tutti quelli che si fermano ad ascoltare, quelli che per caso si ritrovano a un tuo concerto e si lasciano trasportare nel tuo mondo, anche solo per un'ora o due.

- Un ricordo bizzarro che vuoi raccontarci una situazione che hai vissuto durante la tua carriera che ti è rimasta particolarmente impressa?

- Penso a personaggi assurdi conosciuti ai concerti, soprattutto agli inizi, quando suoneresti ovunque. Anni fa durante il soundcheck pomeridiano di Aritmia Mediterranea (importante indie-festival pugliese), in un'enorme piazza deserta a 40 gradi all'ombra, un attempato signore arriva sotto il palco e mi dice con un accento barese fortissimo: "Cantante? Senti, ma perché non mi suoni qualcosa dei miei tempi?".

- Avete progetti, tournée o dischi futuri?

- Siamo alle prese con la promozione di Miramòr, il nostro secondo album. Portiamo la nostra musica ovunque ve ne sia la possibilità. Pablo e il mare è senza agenzia, pertanto se nel nord ovest si suona spesso, altrove è più difficile. Ma capita l'impensabile; i concerti sono richiesti dai sostenitori stessi, che si fanno promotori con i locali. Tant'è che in questi giorni un locale parigino chiede informazioni!

- Com' è nato Miramòr e cosa vuole trasmettere?

- Miramòr è un lavoro nato da un gran fermento creativo e dalla scommessa di realizzare un disco con una formazione non troppo convenzionale. A giudicare dalle recensioni l'esperimento è perfettamente riuscito. A giudicare dalle vendite, meno!

- I testi giocano un ruolo forte, in gran parte trattano temi universali come l'amore o la coltivazione dell'immaginazione e del sogno. Ma ci sono anche riflessioni su temi più "palpabili": i migranti, il lavoro, i giovani "pesci tropicali".

- Che cosa suggerireste a dei ragazzi che vogliono fare musica? Di coltivare questa esigenza espressiva senza il fine ultimo del successo, come invece l'universo dei talent e la TV spingono a credere.

- Vuoi dire qualcosa ai tuoi fan?

- Non perdetevi Miramòr, il disco di Pablo e il mare: ascoltatene i brani su youtube e sul nostro sito. E fatevi subito amico Pablo e il mare sui social network .

- Grazie e in bocca al lupo.

© Intervista per Radio Pentagramma- gennaio 2013


Intervista a Pablo e il mare.pdf (82.25 ko) Scaricato 23 volte
 

Intervista a Giorgio per Party Of The Century

( © www.radiopentagramma.altervista.org  – Maggio 2010)

- Oggi siamo in compagnia di Giorgio, uno degli artisti del nuovo album “Party of the

Century”. Com'è nata la passione per la musica?

GIORGIO: E' stato un processo molto naturale. Proprio mentre nascevo, mio padre era impegnato in studio di registrazione con Renato Carosone come produttore del suo ritorno alle scene! Nacque una fantastica amicizia che portò Renato a proporsi come padrino di battesimo di questo piccoletto tutto pepe… io! Ma l'evento che mi ha fatto considerare la musica da un punto di vista ancora più emotivo e professionale, è stato sicuramente l'incontro con la discografia e la storia di Sir Elton John, ancora oggi un importantissimo punto di riferimento tra le basi del mio stile.

- Sappiamo che il vostro è stato un progetto abbastanza impegnativo e importante che ti ha visto collaborare con diversi nomi importanti della musica,quando è nata questa idea?

GIORGIO: credo ci siano momenti in cui la Vita "impazzisca" iniziando a sussurrare consigli bizzarri... Poi ci si rende conto che "pazzi" eravamo noi, forse troppo presi a rincorrere successi ed ambizioni lavorative che immancabilmente invadono il cuore lasciandolo solo. Vivo le mie giornate lavorando in armonia nell'azienda di famiglia, lasciando i miei sogni sparsi tra vari cassetti che ogni notte si riaprono per propormi lo stesso spettacolo. Sogno di una grande casa immersa nella campagna Toscana. Si, proprio una di quelle con il viale alberato ed il cortile con la fontana al centro. Vedo molte macchine che vanno e vengono, un signore alla porta d'ingresso che accoglie sorridente i numerosi ospiti vestiti quando in smoking, quando in blue jeans. Mi guardo attorno ancora incredulo, apro e chiudo gli occhi, sposto lo sguardo su di me convinto di essere in pigiama... e sbaglio! Ho indosso dei vestiti che mi rendono quasi decente. Senza farmi troppi problemi, prendo un bel respiro e mi dirigo verso l'entrata. Vengo accolto in un salone fantastico, pieno di gente che pian piano inizio a riconoscere. Cavolo... Ma quello è Steve Gadd! E l'altro Ron Carter! Ci sono anche i TOTO!! Sguardo dopo sguardo mi rendo conto di trovarmi insieme ai più grandi musicisti del mondo, mi viene da piangere, sono emozionatissimo. La folla si dirada, i musicisti sono spariti, poi vedo al centro dell'enorme stanza un palco scenico con dei strumenti pronti all'utilizzo. Qualcuno sta salendo al centro del palco... è il signore che stava all'entrata! Richiama l'attenzione della folla battendo con un cucchiaino sul suo bicchiere, poi prende il microfono per annunciare l'imminente inizio di un evento musicale straordinario: Party Of The Century. Scopro dalle sue parole, il coinvolgimento di tanti musicisti che ammiro da sempre, ringrazio Dio per questo regalo straordinario e mi siedo in prima fila fantasticando sul repertorio che avrei ascoltato di lì a breve. Ma c'è qualcosa che non va... le luci non si spengono, mi guardano tutti in modo strano! Io mi giro intorno sperando di non essere stato scoperto come "clandestino a bordo". Lo speaker si schiarisce la voce più volte, sembra imbarazzato e mi fa dei gesti strani, io continuo a non capire. Mi sento così fuori luogo... Ad un certo punto sento tirarmi con forza l'estremità della giacca. Volto lo sguardo e vedo una bellissima bambina dagli occhioni azzurri che mi guarda, mi sorride e con l'aria di chi la sà lunga mi dice "Papà sei sempre il solito... se non sali sul palco stiamo qui fino a domani mattina!". Ed infatti, la mattina arriva... Mi sveglio sotto le coperte, mi alzo con un gran sorriso dal retrogusto amaro, mentre la mia testa ancora lotta per tenersi aggrappata a quel sogno. Lo specchio mi propone un ragazzo di 25 anni senza moglie ne figli, che si prepara a vivere la sua giornata lavorativa al meglio. Vivo molti dei miei momenti distratto dalla voglia di tornare a casa per dormire e rientrare in quel sogno, cosa che succede ormai ogni notte, da troppo tempo. Fin quando, una mattina d'aprile, capisco che se ciò che volessi dalla vita fosse vivere le mie giornate desiderando di tornare a dormire, la mia esistenza sarebbe stata di contrappunto, un vero e proprio incubo.Da quel giorno ho deciso che ci avrei provato. Ed eccomi qua, due anni dopo quella mattina, a parlarvi del mio disco che si chiama Party Of The Century, delle canzoni che ho scritto ed interpretato, della partecipazione straordinaria di oltre 30 tra i più illustri musicisti di fama mondiale, e di quel sogno, che sembra non finire più.

- Un bel racconto, spunto valido per un libro! Che influenze ha la vostra musica?

GIORGIO: Ascolto tantissima musica, recente e meno, alla ricerca di spunti originali che accendano qualche scintilla emotiva, specialmente prima di entrare in studio di registrazione. Le mie influenze musicali partono dal British Pop/Rock di Elton John e dei Queen, passando per santissima trinità della black music: Ray Charles, Stevie Wonder, Michael Jackson, fino ad arrivare alle glorie USA come TOTO e Billy Joel! Adoro l'originalità di Mika e Lady Gaga (il quale disco nasconde il 90% del suo valore artistico).

- Sappiamo che i testi sono affidati ad Ivan Nossa. Come vi siete conosciuti e com'è nata la vostra collaborazione musicale?

GIORGIO: Ho incontrato Ivan circa 10 anni fa a Berlino durante un concerto di Elton John. Abbiamo stretto subito una forte amicizia sulla base della nostra passione per la buona musica. Mi ricordo come fosse ora la faccia di Ivan che mi confida il suo amore per la poesia ed i testi. Preso da un brivido d'entusiasmo non ho esitato neanche un secondo a rivelare la mia voglia di scrivere canzoni. Iniziavo a ricevere i suoi primi testi, e sedendomi al piano notavo che ne uscivano melodie davvero interessanti.

- I testi a cosa si ispirano?

GIORGIO: da quasi 10 anni scrivo canzoni insieme ad Ivan: lui scrive i testi ed io li metto in musica. Ivan ha una capacità innata di fotografare sensazioni e momenti di vita per poi svilupparli in versi… Ogni canzone, a prescindere dallo spessore dei contenuti trattati, è una storia a se. Party Of The Century parla di noi, di amori che iniziano, che finiscono, di amicizia, fino ad arrivare a tematiche più forti come l'AIDS nella canzone Poem To Life (duetto con John Mahon percussionista di Elton John) e Guerra nella canzone Write Me.

- Sapreste raccontarci un episodio particolare che è accaduto durante questi due anni di viaggi e studi e che vi è rimasto in mente?

GIORGIO: In due anni di cose ne sono accadute!!! Trovarsi nel backstage dell'arena di Verona per lo show di Anastasia ed Elton John, un sogno! Hmmm e poi… si! Improvvisarmi Chef Italiano a casa di Bobby Kimball per una cenetta alla faccia di McDonald's. Mentre ero ai fornelli, non riuscivo ancora credere che, alzando gli occhi, vedevo appesi al muro dischi d'oro e di platino per i più grandi successi dei TOTO, sulle mensole i Grammys vinti per il disco TOTO IV ! Molti di questi momenti sono stati ampiamente documentati durante la realizzazione del disco e ricordiamo che acquistando il Box di Party Of The Century attraverso il sito, si riceve anche un dvd che contiene un vero e proprio documentario pieno di interviste agli artisti!

- Parlateci un pò dei vostri progetti per il futuro per i quale vi auguriamo tanto successo, per altro meritato.

GIORGIO: Cosa aggiungere? Sono molte le cose che bollono in pentola, come l'interesse di un'etichetta discografica molto importante, la possibilità di concorrere ai Grammy Awards del 2011, stiamo anche mettendo a punto uno show dal vivo! Tutte news che vi invito a seguire sul sito ufficiale o sulla pagina facebook dedicata al progetto, dove migliaia di fans scambiano opinioni. Insomma... l'importante è saper riconoscere i suggerimenti e le opportunità che la vita continua ad offrirci ogni giorno. Ah... a proposito del mio sogno... credo di aver omesso un dettaglio. Vi ricordate della bambina che mi chiama Papà? Beh, nascerà ad agosto e si chiamerà Beatrice.

- Bellissima notizia! Auguri di cuore anche per questo GRANDE successo allora! Ma tornando alla vostra carriera, ricordiamo gli indirizzi ai quali potervi trovare?

GIORGIO: il sito ufficiale www.giorgiosound.com

- Un saluto per i lettori e per i vostri fans.

GIORGIO: Un grazie speciale e di cuore a tutte le persone che apprezzano e accolgono la nostra musica con gioia e supporto.

- In bocca al lupo per tutto, a presto e grazie.

- A VOI !

© Intervista per Radio Pentagramma (www.radiopentagramma.altervista.org)- Maggio 2010.


Intervista party of the century.pdf (966.31 ko) Scaricato 25 volte
 

RADIO PENTAGRAMMA

Intervista a Riff

Quando hai iniziato a fare musica?

Se per fare musica, s'intende suonare uno strumento e scriverne di propria, ho cominciato nel 1990 all'età di sedici anni.

Ma ho sempre amato la musica, l'ho studiata fin dai tempi delle scuole ma soprattutto da bambino ascoltavo e riascoltavo i dischi di mio padre, qualche volta ho rotto pure qualche puntina...

E come mai hai deciso di suonare, cosa ti ha spinto?

Non è stata una scelta razionale. E' stato un bisogno. Avvertivo la necessità di imparare a suonare uno strumento, dopo un po ascoltare non ti basta più. Infatti quando ricevetti in dono la prima chitarra, appena fui in grado di suonare un paio di giri armonici, cominciai a scrivere canzoni. Ecco, io faccio della musica un "uso" personale, quasi come fosse un metodo per comunicare o una sorta di valvola di sfogo.

A cosa si ispirano le tue canzoni?

Sono molto autobiografico e traggo spunto da avvenimenti che nella mia vita mi hanno colpito o segnato. A volte sono semplici riflessioni altre, scendo un po di più nello specifico. Penso di poter dire che le mie canzoni si ispirino alla mia stessa vita.

Ci sono difficoltà oggi per cantati e band emergenti ad affermarsi nel panorama locale, nazionale e o internazionale?

Si ce ne sono di vario tipo. Io conosco prevalentemente il panorama nazionale. In primis, i posti dove poter suonare scarseggiano. Intendo dire, se fai cover hai più possibilità, ma se vuoi portare in giro la tua musica, com'è logico immaginare, tutto si complica. I gestori dei locali vogliono che tu gli porti gente, la gente vuole ascoltare ciò che conosce e che esce dalle radio...di conseguenza o suoni a dei concorsi specifici o è molto dura guadagnarsi degli spazi. In secundis aggiungerei una serie di problematiche, come la cultura pop della maggioranza degli italiani, il monopolio delle major e il mercato discografico in panne, che si vanno ad aggiungere alle difficoltà tipiche dell'artista emergente.

Tu hai avuto difficoltà?

Si, in pratica parlo per esperienza personale. Soprattutto quando mi riferisco alla possibilità di portare in giro la propria musica. Quante volte abbiamo "implorato" i proprietari dei locali per poter suonare, solo per rimediare dei mercoledì sera...ma dico con piacere e una certa soddisfazione, che dopo averci sentito e aver assistito ad una nostra serata, spesso ci chiedevano di tornare.

Secondo te perchè c'è questa difficoltà in questo settore? La musica è importante ci accompagna nella vita eppure....?

Proprio per cultura, non abbiamo la capacità di entrare in un locale, ordinare una birra e metterci comodi ad ascoltare l'artista che propone la sua musica.

Inoltre credo che esistano queste difficoltà di fondo, perché il mondo discografico, soprattutto qui in Italia, non è libero. Esiste un monopolio creato dalle major, che sono in cerca di nuove proposte a patto che aderiscano fedelmente al retaggio popolare. C'è poco spazio per il Rock ad esempio, ma anche per il blues, il jazz e la classica. Che fanno parte dell'espressione di un pubblico di nicchia, ma che sono ugualmente importanti.

La burocrazia c'entra qualcosa?

Mah, in parte, il problema secondo me nasce proprio a priori, dalle sale prova ai club. Poi il resto di conseguenza.

A chi si rivolge la tua musica?

A chiunque voglia ascoltarla. Ho notato le reazioni su un piccolo campione di persone, diciamo un centinaio in momenti diversi, e mi sono accorto che ci sono brani che colpiscono i più giovani, forse quelli più immediati che arrivano subito; altri brani che colpiscono maggiormente chi si sofferma sul testo di una canzone ed è in grado di coglierne le sfumature più profonde.

Un ricordo bizzarro che vuoi raccontarci una situazione che hai vissuto durante la tua carriera che ti è rimasta particolarmente impressa?

Il mio gruppo era in programma all'Indian's Saloon di Milano per un concorso, Rock Targato Italia. Una sera vennero ad ascoltarci, non esagero, un centinaio di ragazzi. Erano lì solo per noi. Suonarono i primi tre gruppi, poi fu il nostro turno. Io salii sul palco decisamente troppo ubriaco. Dopo il primo brano si ruppe una corda alla mia chitarra. Non fui in grado di sostituirla, e dopo qualche momento ci fecero scendere dal palco. Ad uno ad uno, tutti i ragazzi e le ragazze che erano intervenuti, passarono a salutarmi e uscirono dal locale. Mi sentivo in colpa nei confronti della mia band e del pubblico. Paradossalmente, la nostra immagine ne uscì rafforzata. Il gruppo ebbe una seconda possibilità la settimana successiva, e notai che nessuno se l'era presa, tutti tornarono. E soprattutto, tutto andò alla grandissima. Semplicemente i miei compagni mi tennero lontano dai boccali di birra...

Hai progetti, tourné o dischi futuri?

Ho appena finito di registrare in studio, la mia promozione partirà a fine aprile 2013. Mi hanno informato che ci saranno delle serate ma ancora non conosco i dettagli.

E' uscito quindi un tuo album, come è nato e cosa vuole trasmettere?

Si, in realtà si tratta di un Ep di due brani. "Note Armoniche" e "Il mio nome è Orgoglio". Il primo pezzo, è la classica canzone scritta per chiedere perdono ad una donna. "Il mio nome è Orgoglio", invece è un brano ironico, vuole essere una presa in giro, un brano nato con l'idea di cercare di non prendersi mai troppo sul serio. Oggi troppo spesso ci lasciamo dominare da tratti negativi della nostra personalità, tra cui l'orgoglio. Sarebbe bello essere in grado di mettere da parte il nostro "io" almeno nei rapporti interpersonali.

Che cosa suggeriresti a dei ragazzi che vogliono fare musica?

Di fare musica col cuore, ma anche con la testa. Se fai musica col cuore, inevitabilmente la gente si emozionerà. Ma bisogna adoperare anche la testa ed evitare certe scelte poco probabili a livello tecnico o di sound. Inolte il consiglio che do, è di crederci sempre e di lottare per i propri obbiettivi. Recentemente avevo pensato seriamente all'idea di fermarmi, di suonare solo per me stesso, poi quando meno me lo aspettavo, dopo l'ennesimo tentativo si è aperta la porta giusta. Non so dove mi porterà e se cambierà la mia vita più di tanto, ma sono fiero di averci provato. Ragazzi, non arrendetevi mai.

Vuoi dire qualcosa ai tuoi fans?

Colgo la palla la balzo per ricordare a coloro che mi seguono già da un po', che a fine aprile avrò bisogno del loro calore. Molti hanno già ascoltato i brani e mi hanno fatto avere le proprie sensazioni, ho ricevuto tanti messaggi, li ringrazio e chiedo loro il sostegno necessario quando saremo in promo, l'Ep sarà scaricabile gratuitamente dai vari digital store, e sarà importantissimo per me sia il download dei brani quanto la partecipazione di tutti alle serate dove mi esibirò.

Ai nuovi vorrei dire che possono trovare ogni tipo di info e curiosità sul mio sito, dove tra l'altro è possibile interagire direttamente con me sul blog e con l'ausilio di una chat,  che trovate all'indirizzo riffonline.net.

Grazie per esser stato con noi, in bocca al lupo e buon lavoro.

Un ringraziamento di cuore a tutti!

© Intervista per Radio Pentagramma – febbraio 2013


intervista riff.pdf (72.32 ko) Scaricato 25 volte
 

RADIO PENTAGRAMMA

Intervista a Robb Cole

Quando hai iniziato a fare musica?

Ho iniziato prestissimo, già con 5 anni sapevo di voler fare il cantante ed ora eccomi

qui.

E come mai hai deciso di suonare, cosa ti ha spinto?

Nella mia famiglia si è sempre fatta musica, i miei fratelli suonavano tutti uno

strumento perciò era inevitabile ascoltare musica e praticarla. Ho fatto i primi passi

con il flauto e sono poi passato al Violino.

Ho poi scoperto il canto e me ne sono innamorato. A 12 anni ho partecipato al mio

primo concorso cantando delle cover. Da lì ho deciso quale sarebbe stata la mia

strada e ho proseguito gli studi di canto classico .

Il canto, la musica per me è la vita, lo stare bene, tutto

A cosa si ispirano le tue canzoni?

Dipende, ci sono brani che si ispirano alla Vita, alla felicità di vivere in modo più

leggero, poi altri che sono ispirati dalle cose vissute in prima persona o da amici,

storie della vita.

Ci sono difficoltà oggi per cantanti e band emergenti ad affermarsi nel panorama

locale, nazionale e o internazionale?

Direi di si, perché ci sono tantissimi che vogliono emergere nel mondo della musica,

poi le case discografiche non sono più cosi disposti come una volta a investire nei

nuovi talenti allora uno deve investire in se stesso per andare avanti, e come

sappiamo fare un disco non costa poco.

Poi ci sono altre criteri, la musica va un po’messa a secondo piano, in primo piano

sono le polemiche di un artista e i scandali direi a portarli avanti.

Tu hai avuto difficoltà?

Ma pensandoci direi di si, ed ancora oggi non e facile potersi sviluppare e vivere

della musica.

Secondo te perchè c'è questa difficoltà in questo settore? La musica è importante ci

accompagna nella vita eppure....?

Perché da tantissima gente non viene vista come lavoro direi, la musica per tanta

gente non ha valore “economico” cosi si scaricano i brani gratuitamente da internet

senza pensare che se l’artista che le ha scritte, cantate etc. non guadagna niente

non può magari continuare a fare la musica ….. e una ruota che non si ferma………..

a chi si rivolge la tua musica?

A tutte le persone che hanno voglia di dire ciò che pensano, a coloro che vivono la

vita come gli piace……. A tutti, voglio trasportare felicità gioia, in un mondo che

avvolte è ,molto crudele….

Un ricordo bizzarro che vuoi raccontarci una situazione che hai vissuto durante la tua

carriera che ti è rimasta particolarmente impressa?

Ce ne sono tantissimi, ora come ora mi viene in mente la situazione dei concerti in

India. Non pensavo che la gente in India amasse la musica italiana e invece mi sono

dovuto davvero ricredere! Bellissimo pubblico.

Hai progetti, tourné o dischi futuri?

Sto lavorando attualmente ad un singolo che dovrebbe uscire per la fine di maggio,

un brano molto ballabile…………

E' uscito un tuo album, come è nato e cosa vuole trasmettere?

Si intitola Domani è un altro giorno è un lavoro a cui tengo molto, vanta tante

collaborazioni come con Spagna, Ô Marie Claire D’Ubaldo e contiene brani sia in

italiano che in inglese di generi diversi.

C’è la dance come “Whichever Way That You Go” (scritto da Patrick Jordan dal

Inghilterra) o “Dancing On The Beach feat. Spagna”, che dietro la patina della musica

leggera raccontano importanti temi sociali, come in “World We Love” il duetto con

Marie Claire D’Ubaldo, narrazione sulla nostra natura di esseri umani o il brano

“Domani è un altro giorno” contro l’omofobia scritta da Andrea Gallo.

Un album multi sfaccettato».

Che cosa suggerisci a dei ragazzi che vogliono fare musica?

Di non mollare mai e continuare per la loro strada. La musica è vita.

Grazie per il Vostro sostegno………

Potete trovarmi sui seguenti siti.

www.robbcole.ch

www.facebook.com/robb.cole1

Grazie e buon lavoro.

A presto.

© Intervista per Radio Pentagramma – Aprile 2013

RADIO PENTAGRAMMA

Intervista a Robb Cole

( © www.radiopentagramma.it)

Quando hai iniziato a fare musica?

Ho iniziato prestissimo, già con 5 anni sapevo di voler fare il cantante ed ora eccomi

qui.

E come mai hai deciso di suonare, cosa ti ha spinto?

Nella mia famiglia si è sempre fatta musica, i miei fratelli suonavano tutti uno

strumento perciò era inevitabile ascoltare musica e praticarla. Ho fatto i primi passi

con il flauto e sono poi passato al Violino.

Ho poi scoperto il canto e me ne sono innamorato. A 12 anni ho partecipato al mio

primo concorso cantando delle cover. Da lì ho deciso quale sarebbe stata la mia

strada e ho proseguito gli studi di canto classico .

Il canto, la musica per me è la vita, lo stare bene, tutto

A cosa si ispirano le tue canzoni?

Dipende, ci sono brani che si ispirano alla Vita, alla felicità di vivere in modo più

leggero, poi altri che sono ispirati dalle cose vissute in prima persona o da amici,

storie della vita.

Ci sono difficoltà oggi per cantanti e band emergenti ad affermarsi nel panorama

locale, nazionale e o internazionale?

Direi di si, perché ci sono tantissimi che vogliono emergere nel mondo della musica,

poi le case discografiche non sono più cosi disposti come una volta a investire nei

nuovi talenti allora uno deve investire in se stesso per andare avanti, e come

sappiamo fare un disco non costa poco.

Poi ci sono altre criteri, la musica va un po’messa a secondo piano, in primo piano

sono le polemiche di un artista e i scandali direi a portarli avanti.

Tu hai avuto difficoltà?

Ma pensandoci direi di si, ed ancora oggi non e facile potersi sviluppare e vivere

della musica.

Secondo te perchè c'è questa difficoltà in questo settore? La musica è importante ci

accompagna nella vita eppure....?

Perché da tantissima gente non viene vista come lavoro direi, la musica per tanta

gente non ha valore “economico” cosi si scaricano i brani gratuitamente da internet

senza pensare che se l’artista che le ha scritte, cantate etc. non guadagna niente

non può magari continuare a fare la musica ….. e una ruota che non si ferma………..

a chi si rivolge la tua musica?

A tutte le persone che hanno voglia di dire ciò che pensano, a coloro che vivono la

vita come gli piace……. A tutti, voglio trasportare felicità gioia, in un mondo che

avvolte è ,molto crudele….

Un ricordo bizzarro che vuoi raccontarci una situazione che hai vissuto durante la tua

carriera che ti è rimasta particolarmente impressa?

Ce ne sono tantissimi, ora come ora mi viene in mente la situazione dei concerti in

India. Non pensavo che la gente in India amasse la musica italiana e invece mi sono

dovuto davvero ricredere! Bellissimo pubblico.

Hai progetti, tourné o dischi futuri?

Sto lavorando attualmente ad un singolo che dovrebbe uscire per la fine di maggio,

un brano molto ballabile…………

E' uscito un tuo album, come è nato e cosa vuole trasmettere?

Si intitola Domani è un altro giorno è un lavoro a cui tengo molto, vanta tante

collaborazioni come con Spagna, Ô Marie Claire D’Ubaldo e contiene brani sia in

italiano che in inglese di generi diversi.

C’è la dance come “Whichever Way That You Go” (scritto da Patrick Jordan dal

Inghilterra) o “Dancing On The Beach feat. Spagna”, che dietro la patina della musica

leggera raccontano importanti temi sociali, come in “World We Love” il duetto con

Marie Claire D’Ubaldo, narrazione sulla nostra natura di esseri umani o il brano

“Domani è un altro giorno” contro l’omofobia scritta da Andrea Gallo.

Un album multi sfaccettato».

Che cosa suggerisci a dei ragazzi che vogliono fare musica?

Di non mollare mai e continuare per la loro strada. La musica è vita.

Grazie per il Vostro sostegno………

Potete trovarmi sui seguenti siti.

www.robbcole.ch

www.facebook.com/robb.cole1

Grazie e buon lavoro.

A presto.

© Intervista per Radio Pentagramma – Aprile 2013


ROBBCOLE.pdf (52.13 ko) Scaricato 24 volte
 

RADIO PENTAGRAMMA

Intervista a Simone Barotti

Com'è iniziata la tua carriera?

Inizialmente ho formato un duo con il chitarrista Nicola Illuminati, in seguito si sono uniti

altri componenti e abbiamo formato una band chiamata "I POETIKA"

Cosa vi ha spinto ad avvicinarvi a questo genere musicale?

La musica è bella tutta e in realtà spazio dal pop all' R&B ... a volte con sfumature rock

E' difficile oggi inserirsi nel mondo musicale?

Il mondo musicale oggi è una giungla...basta mantenere l'obiettivo...il mio è divertirmi!

Voi avete avuto difficoltà?

Si certamente. Essere presi in considerazione non è facile. E' un processo lungo...passo

dopo passo!

Parlaci un pò dei tuoi lavori..

Sta per uscire il mio primo singolo D'AZZURRO E CENERE, un inno all'amore per la

musica. Poi uscirà un EP dallo stesso titolo.

Se dovessi dare un consiglio a chi vuole intraprendere questo percorso artistico,

quale sarebbe?

Sto cercando qualcuno che consigli me!!!

Il tuo EP da cosa è stato ispirato?

L'ispirazione è molteplice...è un modo di carpire emozioni e trasformarle in musica.

Succede quando meno te lo aspetti.

La canzone, la musica, a cui sei più affezionato?

La musica è rievocazione. Ci sono brani di Niccolo' Fabi a cui sono legatissimo. Trai i miei

pezzi IL CERCHIO è sicuramente una canzone a cui sono legatissimo.

Un ricordo bizzarro del tuo lavoro che ti è rimasto in mente perchè ne sei legato,

perchè ti ha divertito..?

Poichè ho fama di essere sbadato vi racconto un aneddoto.Alla data zero del tour dello

scorso anno al Teatro dell'Orologio a Roma con la sala piena di gente

entrando ho colpito in pieno con la testa lo stipite della porta che dava sul palco...ma

questo sono proprio io...se ci ripenso non riesco a non ridere!

Ahia,che dolore! E invece oggi stai lavorando a dei progetti futuri?

Il singolo, l'Ep e un videoclip

Avete in programma un tour o dei concerti ?

Mi sto organizzando e definendo uno staff adeguato per prepararlo. Voglio costruire

qualcosa che diverta...con le persone giuste!

Cosa vorresti dire ai fans che stanno leggendo questa intervista?

Fans? Sono amici che mi seguono!!! E spero di non deluderli!

Grazie per essere stato con noi, un saluto e in bocca al lupo!

© Intervista per Radio Pentagramma – Ottobre 2012


Intervista radio Pentagramma 2012- Simone Barotti.pdf (65.59 ko) Scaricato 23 volte
 

RADIO PENTAGRAMMA

INTERVISTA A GABRIELE MESSARIS VOCE DELLA BAND SWING TEMPLE

( © www.radiopentagramma.it)

Oggi Siamo in compagnia di Gabriele Messaris, cantante romano di swing jazz e componente

della band "Swing Temple" insieme a Felice Puopolo (Basso) e Andrea Saffirio (Piano).

Ciao Gabriele, partiamo un po' dalle origini. Quando hai iniziato a fare musica?

La mia storia musicale nasce nel lontano ’89, imbracciando una chitarra acustica quasi rotta e

cercando di suonare “Appetite for Destruction” dei Guns n Roses. La passione e la voglia hanno poi

trasformato quella chitarra malconcia in una elettrica, due dischi con il mio gruppo di allora e tanti

concerti. Poi nel 2006 l’illuminazione sulla “via di Damasco”, e quello strumento che era la voce a

me sconosciuto ha preso il largo e da quel momento non ho più smesso di cantare, al punto di aver

abbandonato nelle custodie le mie 8 preziose chitarre. Anche il genere è ben diverso… dal rock |

grunge allo swing c’e un bel po’ di differenza.

E come mai hai deciso di suonare, cosa ti ha spinto?

Beh sulla chitarra mi sono espresso, sulla voce devo dire che all’inizio è stata pura curiosità e

soprattutto le critiche che mi muovevano i compagni di band nella mia incapacità di fare almeno

un coro. Diciamo che è stato più un gesto di rivalsa!

Da quel momento è stata come una droga, e dopo 5 anni quasi di studio ho messo la testa fuori dal

guscio e ho cominciato ad incidere e fare concerti e non riesco a smettere di cantare in qualsiasi

luogo o momento della giornata.

A cosa si ispirano le vostre canzoni?

Tendenzialmente sto cercando di riportare in auge il ruolo del crooner , Sammy Davis Jr, Sinatra,

Dean Martin , quindi le sonorità sono quelle swing jazz degli anni 50/60 ma con le tecniche

moderne e quindi molto più orecchiabili e fruibili dal pubblico che magari non ha “l’orecchio”

allenato a generi complessi come il jazz, ma all’interno di uno spettacolo che non sia solo

l’esibizione nuda e cruda. La musica che faccio è semplice, non deve far riflettere molto e

permettere di passare un paio d’ore senza pensare ai veri problemi della vita.

Ci sono difficoltà oggi per cantati e band emergenti ad affermarsi nel panorama locale, nazionale

e/o internazionale?

Purtroppo la globalizzazione ha da un lato portato alla visibilità di artisti che magari prima non

potevano minimamente aspirare a qualcosa di ambizioso, ma al contrario ha dato troppi strumenti

e reso piatto un panorama che da troppo tempo non crea eccezioni. Poi con la crisi le possibilità di

esibirsi non si sposano con le logiche di business dei locali e degli eventi, e cosi le band sono sempre

piu piccole e con essi i compensi che sono pur sempre il giusto valore al sacrificio di un’artista. Io

sono , al momento, fortunato a fare un genere che è di “moda”, ma per quanto detto prima mi

ritrovo spesso a confrontarmi con artisti che nati ieri emulano e basta e non danno valore aggiunto

ma magari “costano” poco e quindi li trovi ovunque. E’ una guerra di poveri purtroppo.

Voi avete avuto difficoltà?

Infinite. Per fare swing serve una big band, 8 elementi da mettere in pista sono difficile. Servono

arrangiatori, spazi, compensi insomma un’impresa ardua. Poi è quasi ovvio che se ci sono

discussioni in un gruppo di 3 elementi figuriamoci in uno da 8. Suonare con i turnisti non mi piace,

per tanti motivi e uno dei quali e’ la mancanza di interazione spontanea sul palco. Swing è gioia e

divertimento, e se non posso esserlo con la mia band non riesco a trasmetterlo al pubblico.

Secondo voi perché c'è questa difficoltà in questo settore? La musica è importante, ci

accompagna nella vita, eppure....?

Perché non si rischia più. Il rischio imprenditoriale delle etichette discografiche o dei producer non

c’e più. Le spese per “creare” un’artista sono ormai a completo carico dell’artista. E questo genera

sicuramente molti problemi e riduce l’artista a un personaggio che espone e basta. Gli artisti che

“osano” quasi mai vengono ricompensati. E come detto prima la crisi ha fatto il resto. Diciamo che

il mercato impone di essere artisti di un certo tipo e per certi versi al musicista fa anche comodo sia

cosi.

La burocrazia c'entra qualcosa?

Assolutamente. Non voglio entrare nella diatriba sulla necessità di avere l’Enpals o la SIAE ma

trovo la logica di utilizzo e pagamento di queste tasse assurde. Un ragazzo di 18 anni che vuole

esibirsi, dove probabilmente i costi che ha sostenuto saranno nettamente superiori al compenso , e

pertanto lo spinge solo la passione , debba poi perdersi nei meandri degli incartamenti rischiando

anche multe è una logica perversa.

A chi si rivolge la musica degli Swing Temple?

Sarebbe facile dire “tutti”, ma ammetto che

“l’old style” dello swing attecchisce molto sulle

fascie medie e adulte di età. Sarebbe bello

potesse penetrare anche nel mondo più

giovane, ma capisco che a quell’età ci si faccia

influenzare molto più facilmente da stereotipi

più appetibile che me

. Sul palco do il

massimo per rendere felice dall’anziano che

sogna ricordando le canzoni della sua

giovinezza, al giovane che fischietta il

motivetto sentito alla radio. Poi ovviamente

non posso piacere a tutti.

Un ricordo bizzarro che vuoi raccontarci, una

situazione che hai vissuto durante la tua

carriera che ti è rimasta particolarmente

impressa?

Estate 2011, concerto vicino a Bari qualche

giorno prima della mia esibizione al concerto di

Alex Britti. Durante il concerto nel pubblico

c’erano un padre e figlio che hanno cominciato

a litigare animosamente con urla e grida al

punto di dover sospendere l’esibizione e chiedergli dal palco se ci fossero problemi. I due mi dissero

che stavano litigando perché il figlio asseriva stessi cantando playback e il padre invece insisteva

che fosse tutto live. Dovetti cantare qualche secondo a “cappella” per rasserenare gli animi e

procedere con il concerto. Stavo rovinando una famiglia!

Pubblico particolarmente attento e appassionato, vuol dire che comunque li avevi conquistati

con la tua voce! Avete progetti, tournée o dischi futuri?

Al momento sto per entrare in sala con un progetto “short” (3 o 4 pezzi massimo) che è di natura

sperimentale e diciamo fuori dai binari swing. La classica crisi di mezza età musicale. In

primavera invece si torna a lavorare con i vecchi ritmi e dovremmo uscire con qualche inedito che

darà il via alla tournee estiva. Insomma, non ci si annoia.

Che cosa suggeriresti a dei ragazzi che vogliono fare musica?

Crederci sempre. Là fuori sarà dura. Nessuna scusa e soprattutto non illudetevi mai. Arriverete

mille volte ad un passo dal successo e sarà li’ che avrete le peggiori delusioni. Non mollate. In

questo mestiere (che per me e’ ancora passione) si passa mille volte dalle stalle alle stelle e di

nuovo alle stalle. Puzzerete di fienile ma alla fine capirete bene cosa vale e cosa non vale in questo

strano mondo di suoni.

Vuoi dire qualcosa ai tuoi fans?

Li adoro. E non e’ una frase di circostanza. Ogni concerto loro ci sono. Alcuni vengono sempre, e

nonostante non abbia un repertorio infinito li vedo la a sorridere e cantare come se fosse la prima

volta. Mi emoziono più di loro ogni volta. Amo finire il concerto e buttarmi tra la folla a scherzare e

rubare quei sorrisi che ho cercato di creare. Un’artista famoso disse “Un’artista vale tanto quanto

il suo pubblico, e io stasera sono stato fantastico” . Vediamo se capite chi è!

Grazie per esser stato con noi e in bocca al lupo per tutto.

Ciao a tutti da SirAssem!

© Intervista per Radio Pentagramma – Gennaio 2013


intervista Sirassem per Radio Pentagramma gennaio 2013.pdf (222.88 ko) Scaricato 24 volte
 

Radio Pentagramma

Intervista a “The Shapes”

( © www.radiopentagramma.it)

Quando avete iniziato a fare musica?

Il progetto è nato nel 2011, precedentemente i fratelli Tagliareni e Marco avevano un'altra

band che si è sciolta lo stesso anno.

Come mai avete deciso di iniziare a suonare, cosa vi ha spinto?

Abbiamo iniziato suonando cover al liceo, fin da piccoli abbiamo ascoltavamo tanta

musica e da qui il desiderio di prendere in braccio uno strumento ed imparare a suonarlo.

Affinando la tecnica con le cover abbiamo imparato a conosce noi stessi e gli strumenti;

una volta che il legame si è instaurato, è nata la necessità di scrivere canzoni proprie

come se fosse bisogno insito in ognuno di noi.

A cosa si ispirano le vostre canzoni?

Tutto ciò di cui scriviamo nelle canzoni nasce esclusivamente dalle nostre esperienze di

ogni giorno; nulla ci fa ottenere maggiore ispirazione delle vicende, gioie e problematiche

quotidiane. Speriamo di trasmettere una forte emozione a tutti coloro che ascolteranno i

nostri brani attraverso la semplice immedesimazione ed empatia che essi permettono.

Ci sono difficoltà oggi per cantati e band emergenti ad affermarsi nel panorama

locale, nazionale e o internazionale?

Difficoltà? Eccome! I media italiani oggi sono soggiogati dalle major, che spinti dalla voglia

dei “Big” di rimanere seduti sulla solita poltrona, lasciano la sperimentazione e l’arte da

parte, propinandoci un mucchio di canzoni stanche e precostruite che non sono altro che

uno stanco papier collé del passato. I nuovi interpreti escono dai talent show, cavalcando

l’onda di qualche artista straniero che imitano fino all’inverosimile, offrendo guadagni facili

e veloci, per poi scomparire del tutto l’anno successivo, appena parte il successivo talent

show. Parallelamente vi sono da aggiungere anche quelle etichette indipendenti, che,

anziché stare al passo con le tendenze del momento, lanciano come artisti della scena

“underground” gruppi che sono il rigurgito di un passato che ha fatto il suo tempo. In

poche parole sembrerebbe essere divenuto essenziale sfruttare i social network e cercare

qualcosa all’estero.

Voi avete avuto difficoltà?

Alcune difficoltà le abbiamo riscontrate, probabilmente, solo nel suonare dal vivo; in primo

luogo perché qui a Palermo i locali per suonare live sono davvero pochissimi, e quelli che

ci sono pagano (se pagano) una cifra davvero piccola che spesso non arriva a coprire le

spese minime e tipiche di una band.

Secondo voi perchè c'è questa difficoltà in questo settore? La musica è importante

ci accompagna nella vita eppure....?

...Eppure qualcuno scriveva: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita”. Evidentemente,

oggigiorno, il declino non è soltanto economico.

La burocrazia c'entra qualcosa?

Probabilmente la SIAE non aiuta per niente, oltretutto in Sicilia abbiamo leggi assurde che

tendono a minare seriamente la possibilità di espressione degli artisti di questo settore.

a chi si rivolge la vostra musica?

Pensiamo che i destinatari della nostra musica possano essere di svariate fasce

d’età(ovviamente più vicine saranno alla nostra, più sarà facile comprenderne il

significato), senza distinzione di sesso, etnia o nazionalità. L’obiettivo che ci proponiamo è

far capire che c’è qualcosa che unisce la gente nel profondo e che ci rende tutti uguali al

di là delle piccole differenze di ciascuno di noi in superficie.

Un ricordo bizzarro che vuoi raccontarci una situazione che hai vissuto durante la

tua carriera che ti è rimasta particolarmente impressa?

Una volta è successo che, durante un’esibizione live, un fotografo(davvero molto

impacciato) nel salire sul palco per effettuare dei primi piani di ciascuno di noi,ci abbia

accecato di continuo con il flash, e successivamente, inciampando, abbia

accidentalmente scollegato tutti gli effetti per basso facendoci ritrovare solo in tre a

suonare. La frustrazione iniziale per fortuna si è poi tramutata in ironia e battute di spirito,

ma questo ci ha davvero fatto comprendere come sia inevitabile e utile scherzare su

questi piccoli imprevisti in scena.

avete progetti, tourné o dischi futuri?

Si, stiamo completando il nostro primo Album, dovrebbe uscire in primavera e dovrebbe

essere accompagnato da una serie di concerti.

E' uscito il vostro “Tea Time Dreams n' Coffee Wishes”, come è nato e cosa vuole

trasmettere?

Il nostro primo Ep "Tea Time Dreams n' Coffee Wishes" è in fondo un anteprima dell'album

che stiamo preparando. Le quattro canzoni in esso contenute son racchiuse da questo

titolo che secondo noi sintetizza l'essenza anche del nostro modo di fare musica: vivere il

quotidiano. Le esperienze del nostro vissuto, le gioie, i dolori, anche che non ci riguardano

direttamente ma che ci colpiscono; tutto ciò che condividiamo con i nostri cari, gli amici,

magari parlandone insieme quando andiamo a prenderci un caffè, o riflettendo a casa,

soli, in compagnia di una sola tazza di tè. I sogni, le paure i desideri della nostra vita.

Ecco, è di questo che parlano i brani del nostro EP e del nostro Album in preparazione.

Cosa suggerireste a dei ragazzi che vogliono fare musica?

Il suggerimento più importante che crediamo di poter dare a tutti coloro che iniziano a

suonare si potrebbe riassumere con una semplice frase: “Crescete musicalmente, createvi

delle solide basi tecniche seguendo i modelli musicali che più vi piacciono, ma poi, senza

smettere mai di scoltare cosa il mondo ha da offrire continuamente di nuovo al vostro

ascolto, vivete il vostro periodo e createvi un vostro percorso”. Questo perché la Musica è

un’arte, è un gioco, è parte della nostra stessa vita...e, dato che serve soprattutto a

conoscere sè stessi, non ha davvero senso non dare il proprio contributo, anche il più

piccolo.

Vuoi dire qualcosa ai tuoi fans?

Certo! Nel nostro EP abbiamo sempre scritto " Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato,

ci seguono e ci supporteranno sempre ". E' un piccolo modo per ringraziare e far sentire

partecipi tutti i nostri amici, fan e familiari che in questo sogno ad occhi aperti che

coltiviamo, hanno sempre trovato il momento di condividere insieme a noi le emozioni che

la musica può dare. Sapere che ciò che scriviamo arrivi nel cuore anche di una sola

persona è qualcosa di unico. Vogliamo ringraziare anche voi per averci dato la possibilità

di scrivere quanto detto e tutti coloro che supportano veramente la musica e tutti gli artisti!

Grazie, in bocca al lupo per tutto e a presto!

© Intervista per Radio Pentagramma – Gennaio 2013


The Shapes - Intervista.pdf (67.92 ko) Scaricato 24 volte